Beppe Grillo, in numerosi spettacoli, ha messo in risalto come il fatto di costruire auto non da competizione capaci di raggiungere velocità esagerate sia una sorta di esortazione al suicidio. Se è vero che il colorito modo di esprimersi del comico genovese è magari un po’ eccessivo, resta che la limitazione tecnica della velocità finale imposta alle auto più potenti potrebbe essere un passo avanti verso una strada più sicura.
Proprio la UE sta spingendo affinché i vari paesi orientino le loro legislazioni in materia in questo senso. In Italia il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi si è detto favorevole a valutare la limitazione elettronica della velocità massima.
La questione fondamentale intorno a cui si sviluppa il problema è: perchè produrre macchine che vanno a 250 chilometri all’ora, se vige un limite di velocità molto inferiore? La tendenza attuale nelle ipotesi di intervento a monte sulla velocità massima raggiungibile porterebbe addirittura a 160 Km/h la velocità massima che un’auto può toccare.
Un tetto decisamente basso, ma è certo che superando i 160 la capacità di controllo delle situazioni in autostrada si riduce in modo pesante ed è una delle principali cause di incidenti mortali.
Gli ambientalisti sostengono la limitazione elettronica, perché il motore ai massimi regimi per un tempo prolungato produce un livello di inquinamento molto superiore dello stesso che procede a un numero di giri più limitato. Per ragioni diverse, ma non meno sostenibili, le associazioni di consumatori, quelle delle vittime della strada e la Polizia Stradale spingono nella stessa direzione.
Se è vero che una legge del genere potrebbe incontrare l’opposizione di alcuni produttori di auto sportive o di grande potenza, oltre che di guidatori che credono di essere compagni di scuderia di Raikkonen, è certo che avrebbe il supporto di tutti coloro che mettono al primo posto la sicurezza. E, considerando il numero veramente spropositato di morti sulla strada, le loro ragioni potrebbero facilmente prevalere.
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